La terapia del viaggio, riconosciuta come un dispositivo medico non farmacologico, si è dimostrata capace di costruire un tipo di interazione con i pazienti affetti da decadimento cognitivo di grado moderato-grave e con tutti coloro che non possono più fruire delle attività di socializzazione previste nelle strutture di accoglienza.
Da tempo gli anziani che giungono in Residenza Sanitaria sono in condizioni psico-fisiche critiche, non più capaci di muoversi e di socializzare con altri ospiti, con il personale, con i propri cari, senza alcuna possibilità di usufruire di attività come ginnastica, yoga, manipolazione o teatro.
Le loro giornate diventano un susseguirsi di eventi assistenziali (igiene personale, assunzione terapia, somministrazione pasti) che coprono solo i bisogni primari.
La “terapia del viaggio” applicata in modo costante e continuato e per almeno un semestre, può coadiuvare le terapie già in essere e concorrere al benessere del paziente, spesso riducendo l’uso di contenzione fisica o farmacologica.
L’ambientazione è quella di uno scompartimento di un treno, stile anni ’80, con 4 posti a sedere e uno schermo al finestrino, su cui vengono trasmesse le immagini, iniziando dalla stazione di partenza, e ricreando un percorso virtuale attraverso lo scorrere di luoghi, come in un viaggio su un treno.
Ad esempio è possibile usare le immagini delle stazioni di Genova simulando un viaggio verso ponente o levante.
Al di fuori dello scompartimento, c’è un altro spazio arredato come sala di attesa, dove è previsto un tabellone su cui lampeggiano treni in arri vo e partenza.
Questo spazio serve ad introdurre alla terapia vera e propria in modo graduale, e per comprendere se l’idea di viaggiare sarà gradita all’anziano, evitando condizioni di stress in soggetti che difficilmente possono interagire verbalmente per esprimere eventuale diniego,
Gli operatori che accompagnano l’anziano in questo “viaggio” sono adeguatamente formati per assistere e rendere il più piacevole e funzionale possibile questa esperienza.
Il “viaggio” ha una durata variabile, non meno di dieci minuti, anche se naturalmente può essere interrotto in ogni istante.
Così il “viaggio” diventa spunto per un “dialogo” tra operatore e paziente, andando a stimolare la memoria remota, fino ad arrivare a esperienze ed emozioni del passato.